“A bottle of wine begs to be shared; I have never met a miserly wine lover” sosteneva lo scrittore statunitense Clifton Fadiman. Credo sia difficile non essere d’accordo, la condivisione di una buona bottiglia è essa stessa parte del piacere che si prova sorseggiando un calice di vino. Ed ecco che anche nella realtà digitale, in particolare nei social network, il vino rappresenta un fenomeno collettivo, relazionale e sociale. Non fa eccezione il “nostro” Verdicchio, vitigno marchigiano che sta conquistando sempre più appasionati, dentro e fuori il web.
Quindi posso affermare che il vino è “social”? Certamente, sopratutto grazie alle sue caratteristiche culturali ed emozionali. Attorno alla conoscenza personale dei tratti peculiari di un terroir, di un vitigno, di una denominazione, di un produttore o di un’etichetta è possibile distinguersi, affermare la propria soggettività o l’appertenenza ad un gruppo. La cultura ha quindi un ruolo centrale per il settore vitivinicolo e solo con un adeguato supporto comunicativo è possibile raggiungere il lato emozionale dei consumatori.
Oggi, i social network offrono un terreno ideale su cui far crescere il patrimonio di conoscenze degli appassionati del vino: una grande occasione per chi produce vino e commercializza vino di qualità, una scelta obbligata per chi crede nel proprio lavoro e più in generale nella cultura del made in Italy enogastronomico.
Ma qual è il livello di digitalizzazione del settore vinicolo italiano? Purtroppo siamo ancora ai primi passi. A confermarlo è uno studio condotto da FleishmanHillard, una delle più importanti agenzie di comunicazione strategica a livello globale. Analizzando i “comportamenti social” delle prime 25 aziende vinicole italiane per fatturato, la ricerca ha evidenziato in generale una buona presenza sulle principali piattaforme, ovvero Facebook, YouTube e Twitter, più scarsa sui “giovani” Pinterest e Instagram.
“Per ora il comparto sembra essere più caratterizzato dalla quantità che dalla qualità”, ha commentato Alessandra Fremondi, responsabile dell’area Food&Beverage di FleishmanHillard Italia. Diventa quindi sempre più rilevante affinare la strategia dal punto di vista qualitativo, proponendo agli utenti contenuti di qualità in grado di informare, educare, creare conversazione e generare engagement.
Devo dire che la realtà della regione Marche rispecchia solo in parte l’analisi di FleishmanHillard, visto che molte delle realtà produttive – anche importanti in termini di fatturato e soprattutto di qualità dei prodotti – non hanno ancora intrapreso iniziative di comunicazione digitali rilevanti, in particolare sul piano social. Tolte alcune rare eccellenze, sono pochi i presidi social ufficiali e pochissimi quelli che propongono con costanza contenuti di qualità capaci di attrarre e fidelizzare i consumatori.
In questo contesto, sto sviluppando un progetto digitale legato al Verdicchio il cui obiettivo è la messa a punto di una strategia di comunicazione organica e coerente al servizio del vitigno marchigiano. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi e di Matelica è il vino bianco fermo più premiato dalle guide vini nazionali del 2014: un valore aggiunto che deve essere comunicato con forza, per valorizzare non solo la produzione, ma anche il territorio e le altre eccellenze enogastronomiche della regione Marche. Il primo step del progetto, l’attivazione del presidio Facebook Io Verdicchio, grazie ad una strategia social fortemente orientata all’engagement e basata su un adeguato storytelling, sta già dimostrando le sue enormi potenzialità.